Descrizione
Pianta delle graminacee (Oryza Sativa), erba palustre, annuale o perenne, alta da 50 a 140 cm., culmo vuoto munito di numerose e lunghe radici fibrose, con 4-5 nodi da cui escono le foglie guainate, scabre, a lamina allungata, parallelinervie, ha fiori gialli, rossicci o bluastri; inflorescenza a pannocchia eretta o cascante con numero vario di spighette con o senza reste, portanti ciascuna da 5 a 10 cariossidi circa, con un totale che può variare dai 40 ai 400 ed una media di 150. La cariosside allungata, che si stacca a maturità, è coperta esternamente da due glumelle (pula) e, più sotto, da una leggera pellicola (glumeilula), che costituisce il pericarpo.
Il riso, pianta propria dei climi caldi, è coltivato in risaie e campi, fino al 45°parallelo, o anche in zone asciutte di monte (la specie Oryza montana diffusa in Giappone).
Il riso è ritenuto originario dell’Asia sud-occidentale (India, Indocina). I Romani usavano il riso come cibo, ma ne ignoravano la coltura; gli Arabi dopo averlo diffuso nell’Africa settentrionale, lo introdussero in Spagna ed in Sicilia; gli Aragonesi lo estesero nel Regno di Napoli nel 1442; nel 1468 fu coltivato nella Pianura Pisana e poi in Pianura Padana (favorito dalla presenza di terreni acquitrinotrosi, utilizzati come risaie naturali, e di terreni irrigui), la quale è diventata la più importante zona risicola d’Italia.

Coltivazione
Si iniziano i lavori in marzo con aratura, slottatura delle zolle, concimazione, sommersione del terreno e seminagione, che si fa in aprile direttamente in luogo o in semenzai per procedere più tardi al trapianto.
Il raccolto si effettua dalla prima quindicina di settembre in avanti, in relazione alle varietà, precoci, di stagione o tardive.
Il risone (cariosside ancora vestita) diventa commestibile solo dopo aver subito parecchie lavorazioni:

  • la pulitura, fatta con buratti per separarlo dalle impurità;
  • la rottura e conseguente eliminazione delle reste fatta col rompireste;
  • la sbramatura o sgusciatura, operazione che priva le cariossidi dalle glumelle e dà il riso sbramato, e come residuo la pula o lolla;
  • lÂ’imbiancatura o pilatura che lo rende più lucido (operazione che si può ripetere fino a 3 volte);
  • la levigatura e la lucidatura o brillatura, che si compiono mediante spazzolatura dei chicchi;
  • la divisione del riso commerciale dalla mezzagrana o risina;
  • lÂ’oliatura, fatta in apparecchi speciali al contatto di olio di vaselina, di lino o anche di ricino, ottenendo il riso camolino o brillato, che si conserva meglio.

Il riso commerciale è distinto in tipi a seconda del grado di brillatura e della varietà. Nell’uso è preferibile quello più scuro, perché in seguito alle ripetute operazioni di pilatura e brillatura, vengono eliminate le parti tegumentali che sono le più ricche di albuminoidi e con esse la vitamina B.
La composizione chimica del riso bianco varia a seconda del grado di lavorazione subita ed in rapporto alla varietà: circa 13% di acqua; 7-8% di sostanze azotate; da 0,3 a 2% di grasso; 74-79% di amido; 0,30-1,2% di cellulosa; 0,5-1,2% di ceneri.

Terreno
Come anticipato sopra, la risaia è il terreno coltivato a riso. Può essere permanente, se in terreno acquitrinoso e non prosciugabile, e a vicenda o a rotazione, se in terreno normale, irrigabile, dove il riso si alterna con altre colture quali, ad esempio, grano, mais ecc. .
Il terreno, possibilmente di natura compatta e poco permeabile, circondato ai lati da arginelle di terra e suddiviso in scompartimenti da arginelle più basse, viene irrigato per sommersione, con appositi canali, attraverso i quali si immette l’acqua, che copre la risaia da 5 cm. fino a 20 cm., rinnovandosi continuamente da dopo la semina fin verso settembre, quando si fa defluire, perché la risaia si prosciughi bene per la stagione del taglio.
La risaia in Italia, come detto, è coltura speciale in Pianura Padana, dove si applica il sistema di coltura intensiva, operando il trapianto del riso in terreni dove già si raccoglie grano o altro. Si ottengono così due raccolti annui sullo stesso terreno.

Specie
I risi si distinguono in restati e senza resta, a grana lunga (cordini) o grossa o tonda, in precoci, di stagione o tardivi.
In Italia vengono coltivate più di 50 varietà, di cui le più note sono:
PRECOCI: cinese, bertone, allorio, maratello, agostano;
DI STAGIONE: vialone, americano 1600, cinese, originario, Mantova, Ostiglia;
TARDIVE: Roma, Bologna.
Sono pure coltivate varietà giapponesi come il ranghino diffuso nel Vercellese, l’indiano, il cocincina.
In Italia la produzione maggiore di riso avviene nelle regioni settentrionali in particolare Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Veneto. I maggiori produttori mondiali rimangono Cina, India, Giappone, Thailandia, Corea, Filippine.

Effetti curativi
antidiarroici, emollienti, rinfrescanti, nutrienti, rimineralizzanti.
Sfruttiamo allora le sue proprietà per preparare, ad esempio, una buona tisana prendendo un pugno di riso e facendolo bollire in mezzo litro d’acqua per 20 minuti; colare e zuccherare a piacere. Da prendere a cucchiai nella giornata.
Oppure un decotto, facendo bollire 3 manciate di riso per mezzÂ’ora in 1 litro dÂ’acqua; passare al setaccio ed aggiungere a piacere o zucchero o succo di limone. Sorseggiarne da 3 a 5 bicchieri al giorno.
Ottimo tonificatore è anche l’acqua di riso: bollire 100gr. di riso in 1 litro d’acqua, versare in un setaccio e al liquido unire zucchero o succo di limone: da prendere a bicchieri durante la giornata. Rafforzante della mucosa del tubo digerente, ideale in tutte le irritazioni intestinali dei bambini, anziani o di chiunque, nelle ulcere gastroduodenali e rettìti.
Per uso esterno, invece, possiamo fare uno stracotto con i suoi semi, stendendolo su di una garza: ottimo per cataplasmi ammorbidanti o sopra la guancia gonfia per il mal di denti o pus alle gengive; o ancora preparando un decotto, prendendo 2-3 pugni di riso in 1 litro dÂ’acqua per lavande emollienti nelle affezioni cutanee, arrossamento, prurito, eczema; o, infine, un altro decotto di 300 gr per clistere contro le diarree.
Famosa è anche la cipria di riso in cosmetica preparata utilizzando polvere finissima di 40gr. di riso e 60gr. di rizoma di giaggiolo macinato: colorabile con tutte le gradazioni di tinte della pelle e profumata a piacere.
Il riso è un buon nutrimento, scarseggia però di grassi e di albumine e vuol essere integrato con altri cibi.
100 gr. di riso sviluppano 358 calorie, pari alla farina di grano e poco lontano dallo zucchero.
Il riso si mangia solitamente bollito in acqua o latte con aggiunta di condimento, solo o con verdure o legumi, in brodo o asciutto (risotto). Se ne fanno torte, pasticcini con uova, ottimi supplì, polpettoni.
Alimento biodinamico, prezioso per i sani, nel depauperamento organico, nella nevrastenia, perché non lascia scorie; di sicure virtù nella dieto-terapia per certi ammalati (bronchite, pleurite), in alcuni stati febbrili e convalescenze (gastropatie, ulcere, coliti). Per le persone che soffrono di disturbi delle vie digerenti e circolatorie, infiammazioni intestinali dei bambini, nefritici, arteriosclerotici, uricemici.
Modi di somministrazione: pappe di riso preparate cuocendo il riso in acqua salata o brodo scolato e condito con burro crudo, idoneo per malati e convalescenti o zuppa di riso a base di farina di riso ed estratto di carne.
La risina o mezzagrana è utilizzata per estrarne l’amido o come alimento dei polli.
Nei paesi orientali e specialmente in Giappone si ottiene dal riso, per fermentazione, una piacevole bevanda, il saké.
La paglia di riso serve per lettiera al bestiame, la pula è utilizzata per estrarne sostanze proteiche, per imballaggi, ecc.
Ricordiamo, inoltre, che il riso è il simbolo di abbondanza, fecondità, serenità, prosperità e non a caso viene lanciato durante i matrimoni, per augurare tali “ricchezze” alla coppia appena “consacrata”.

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