Da qualche anno a questa parte è possibile vedere i giardini pubblici delle nostre città, i parchi, i viali e tutte le zone verdi, con alberi di palma recisi sulla sommità, privi di tutto il fogliame e incappucciate con teli di plastica, o nella peggiore delle ipotesi rimossi totalmente dal terreno.
La causa di questo sgradevole scenario urbano è da ricercare nella presenza di un parassita che sta infestando le palme, in particolar modo la Palma delle Canarie (Phoenix canariensis).
Si tratta del Punteruolo Rosso (Rhynchophorus ferrugineus), un coleottero curculionide originario dellÂ’Asia, arrivato in Italia nel 2004, che con il passare del tempo sta devastando moltissime palme.
Il punteruolo si insinua allÂ’interno della pianta e nonostante le sue piccole dimensioni (circa 2 cm.) entro pochi mesi riesce a riprodursi e a sottrarre linfa vitale alla pianta.

Le fasi di attacco alla pianta prevedono che il maschio adulto inizi a cibarsi delle parti tenere del tronco, facilmente raggiungibili tramite le fessure della corteccia e i tagli lasciati dalla potatura. A questa invasione ne segue un’altra, questa volta delle femmine di punteruolo rosso che raggiungono i maschi per l’accoppiamento. Dopodiché ogni femmina depone centinaia di uova all’interno dei piccoli forellini scavati dai maschi, dalle quali entro 3-5 giorni nascono le larve che in breve tempo mangiano tutta la fibra della pianta fino a raggiungere la corona fogliare, che a causa dello svuotamento interiore assume una caratteristica forma di “ombrello aperto”. Questo aspetto decadente viene però assunto soltanto quando ormai i danni interni della pianta sono pressoché irreparabili, poiché tutte le fasi che riguardano l’aggressione da parte di questo parassita non hanno delle manifestazioni esterne e pertanto visibili. Attacchi massicci e devastanti dell’insetto rosso possono portare addirittura ad un improvvisa perdita delle foglie, con la conseguenza che l’estremità della palma sembra essere stata troncata.
In questo modo, ogni palma funge da incubatrice per lo sviluppo delle larve fino al raggiungimento dell’età adulta, cioè quando sono in grado di abbandonare la palma che hanno infestato per spostarsi su altre palme.

Dalla sua comparsa fino ai tempi recenti, si sono sperimentate varie tecniche per recuperare le piante invase dal rincoforo, alcune delle quali hanno impiegato elevate dosi di agenti repellenti contenuti negli idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ma i risultati sono stati scarsi e l’utilizzo di queste sostanze può essere nocivo per gli esseri umani Allo stato attuale l’unica arma di difesa sembra essere l’abbattimento delle piante, soprattutto quelle di sesso maschile perché più idonee a contenere le larve, prima dello spostamento degli adulti sulle altre palme.
Per evitare facili e sommari abbattimenti, è stato constatato che il monitoraggio preventivo, una maggiore attenzione e dedizione nella coltura della pianta, e una diagnosi effettuata precocemente, possono evitare una diffusione incontrollabile del fitofago delle palme, e consentono di non utilizzare prodotti chimici ad elevata tossicità.
Risultati scarsamente efficaci si sono ottenuti con l’impiego di trappole a base di feromone per evitare l’origine di focolai di questi parassiti, anzi, spesso è stato ottenuto l’effetto contrario, in quanto le esche utilizzate fungevano da richiamo, con la conseguenza di incrementare il popolamento del punteruolo rosso sulle piante sane.

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