Il pesco, detto anche “Prunus persica”, è un albero originario della Cina che produce un frutto di nome pesca.
Di durata perenne e giunto in Occidente in carovana, il pesco è poi approdato in Persia, da cui poi ha avuto origine il nome della specie che produce il popolare frutto.
Con Alessandro Magno si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo e a Roma giunse per la prima volta nel I secolo d. C. .
In Italia i frutti maturano nei primi venti giorni di maggio nelle zone del meridione, e le più tardive nei mesi successivi fino a settembre.
La pianta più alta raggiunge gli 8 metri d’altezza e ha un aspetto molto ornamentale, mentre il fusto è corto, le foglie sono strette e lanceolate.
I fiori del pesco sono di colore rosa e bianco, e si dispongono per lungo sui rami, coprendoli. Le varietà si differenziano per alcune caratteristiche, come precocità e colore della polpa.

Come si coltiva
La coltivazione comincia dopo un anno dall’innesto, perché fiore e frutto si sviluppano solo sul legno dell’anno precedente. La pianta si riproduce anche attraverso il seme, ma la qualità del frutto è imprevedibile.
Per crescere gradisce molta luce, anche sole pieno. Il terreno dev’essere soffice, sciolto e permeabile, il substrato argilloso non è adatto alla coltivazione.
D’inverno il pesco sopporta le temperature più basse, ma non le gelate invernali o le arsure estive per via della fioritura abbastanza precoce. In questo caso i fiori potrebbero cadere e la pianta non produrre frutti. L’irrigazione dell’albero dev’essere regolare, col terreno leggermente umido, tuttavia regge bene i periodi di siccità. Nei periodi più caldi occorre somministrare più acqua, in particolare nei mesi in cui maturano i frutti, per dare loro un sapore più gustoso.
Rispetto ad altre piante da frutto, il pesco richiede più sali minerali e col loro apporto si contribuisce a migliorarne la resa quantitativa e la pezzatura. Foglie piccole sono indice di carenza di azoto. La concimazione ordinaria si realizza a fine inverno con concimi minerali e organici, e prima della ripresa vegetativa.
Il pesco è autoimpollinante con allegagione (fase iniziale dello sviluppo dei frutti successiva alla fioritura) elevata, a cui segue un’abbondante fioritura. I fiori appaiono in primavera prima delle foglie, e in certe varietà possono essere doppi.
La propagazione avviene per innesto, con piantine ottenute dalla semina durante la primavera dello stesso anno. La potatura dev’essere piuttosto energica, e va realizzata da esperti, che dovranno intervenire per favorire la formazione dei nuovi rami. Si comincia a tagliare a 50 cm dal livello del terreno. Quando arriva estate si possono tagliare tutti i rami a cominciare dal tronco. Così, i nuovi rami germoglieranno vicino agli speroni di quelli vecchi. I frutti vanno raccolti quando sono ben maturi e morbidi al tatto.
La pesca può essere conservata fresca, essiccata o trasformata in confettura.

Parassiti
Il pesco soffre spesso di bolla, una malattia fungina che si manifesta con l’incurvatura delle foglie e il loro raggrinzimento. Le sue avversità sono di natura biologica.
Fra i parassiti animali, gli insetti sono certamente i più temuti. Gli afidi (bruno, nero, verde e farinoso) attaccano il frutto e danneggiano le foglie. Ci sono poi la cocciniglia bianca, alcuni lepidotteri, la tignola orientale, il rodilegno rosso e un dittero, la mosca mediterranea della frutta.
La coltivazione in ambienti calcarei provoca la clorosi ferrica. Altra malattia è la gommosi, che è provocata da funghi, e quando si manifesta dai rami esce una sostanza gommosa, che intacca le foglie e le buca.

Specie
Pelle liscia e nocciolo libero differenziano alcune varietà di pesca da quella della specie Prunus persica.
La pesca gialla ha pelle vellutata, nocciolo libero, polpa succosa e profumata. Il nocciolo della pesca bianca è aderente, la sua polpa bianca e filamentosa.
La nettarina o pesca noce ha polpa gialla o bianca, pelle rossastra liscia, nocciolo libero.
Ci sono poi la varietà denominata “percoca” che è industriale adatta alla trasformazione, la “merendella” bianco-verde a pelle liscia, anche questa a nocciolo libero, più o meno diffusa in Calabria, e la pesca “saturnina”, di forma schiacciata e dal sapore intenso. Citiamo infine la pesca tabacchiera, detta anche pesca Saturnia o Saturnina, a polpa bianca e a forma schiacciata. A dirrenfenza delle normali pesche sferiche, la pesca tabacchiera è di qualità superiore con un contenuto zuccherino più elevato.

Curiosità
Il frutto del pesco ha proprietà energetiche, rinfrescanti e aperitive. È infatti ricco di zuccheri, minerali, vitamine, che lo rendono adatto a varie ricette della cucina. Nel linguaggio dei sentimenti, regalare un ramo di pesco in fiore serve a dimostrare la propria dedizione e a dichiarare la propria ammirazione.
Il pesco compare negli affreschi di Pompei, e la sua fioritura precoce simboleggia gioventù, rinascita, bellezza, rinnovamento. I cinesi lo considerano l’albero dell’immortalità. In Giappone si pensa riesca a portare via le forze del male.

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