Descrizione e generalità
La famiglia alla quale appartiene il pero è quella delle Rosaceae e, per la precisione, alla sottofamiglia delle Pomoideae e al genere Pyrus. Siccome esistono specie diverse di quest’albero in Oriente e in Occidente, l’origine geografica resta abbastanza dubbia. Il Pyrus communis ad esempio è molto diffuso in Occidente mentre in Pyrus Pyrifolia in Oriente, soprattutto in Cina.

In natura esistono numerosissime specie di pero anche se quelle appositamente coltivate sono al massimo due o tre. Il clima ideale per lo sviluppo di questa pianta è quello temperato, per questo è molto diffuso nel nostro paese. È stato poi riscontrato che il pero non ha particolari esigenze relative alla composizione del terreno nel quale viene messo a dimora ma il suo nemico principale è la siccità, come pure il ristagno di eccessi d’acqua.

Il pero è una pianta molto vigorosa che può arrivare a raggiungere i 15-18 metri di altezza se la si lascia crescere senza interventi di potatura mirati. La sua chioma assume una forma conica o tondeggiante, formata da foglie ovali di un verde molto intenso e brillante, soprattutto nella pagina superiore. Produce dei fiori bianchi a cinque petali che di solito sono sterili e pertanto, per la loro fruttificazione è utile ricorrere all’impollinazione anche tramite il posizionamento di arnie.
Il frutto matura da giugno a settembre e, a seconda della specie, può avere una forma più o meno allungata o anche tondeggiante e anche il colore varia da specie a specie e può andare dal verde al giallo al rosso ruggine.

Pera verde
Pera
Coltivazione pero in filari o fila.
Coltivazione pere

Portainnesti
Molte specie di pero si distribuiscono e si diffondono grazie all’innesto. Sicuramente il portainnesto più usato per il pero è l’albero di cotogno in quanto è stato provato che, quando si innesta un pero su un cotogno, il pero non raggiunge mai un’altezza eccessiva e fruttifica anche in modo molto più veloce producendo pere di ottima qualità. Tuttavia l’innesto col cotogno non ha dato risultati ottimali per le specie di pero William e Kaiser. Altri tipi di portainnesto sono il Franco (le cui piantine si ottengono dai semi di peri coltivati) e il Selvatico (le cui piantine nascono invece spontaneamente).

Innestare il pero con questi due portainnesti fa sì che la pianta diventi estremamente vigorosa e duratura nel tempo; in più anche l’apparato radicale si sviluppa bene e in profondità, consentendo alla pianta di resistere anche a lunghi periodi di siccità. Questi due portainnesti, a differenza del cotogno, non hanno dimostrato incompatibilità con nessuna specie di pero anche se hanno un piccolo difetto: la fruttificazione risulta molto rallentata; ci vogliono infatti almeno quatto o cinque anni prima che la pianta raggiunga la sua maturità e il pieno della sua produzione, che comunque resta quantitativamente inferiore rispetto all’innesto su cotogno.

Coltivazione
Come abbiamo detto prima, il pero non necessita di terreni particolari per avere uno sviluppo ottimale, l’unico accorgimento sarebbe quello di rendere il terreno ben drenato per evitare i ristagni d’acqua che potrebbero danneggiare l’albero. Per quanto riguarda l’irrigazione, va detto che questa è un’operazione importantissima per il pero, soprattutto nel periodo precedente e successivo alla fioritura. Anche la concimazione è un’operazione colturale importante quando si alleva un pero e andrebbe eseguita annualmente con concimi a base di potassio (soprattutto in estate per aiutare la fruttificazione), fosforo e azoto (in primavera soprattutto per favorire la vegetazione della pianta).

Potatura
Per quel che riguarda la potatura invece, è bene tener presente che i rami del pero vanno diradati più che eccessivamente accorciati e che è bene scegliere di eliminare quelli che hanno fruttificato più abbondantemente nella precedente stagione.

Malattie e avversità
Il pero è una pianta che può essere soggetta all’attacco di parassiti animali come afidi e cocciniglie ma il suo peggior nemico è la Psilla gialla, un insetto che buca i tessuti più giovani e quindi più teneri facendone fuoriuscire la melata e favorendo lo sviluppo di malattie fungine come la fumaggine. Altre malattie fungine che attaccano il pero indipendentemente dall’azione della Psilla gialla sono il mal bianco e la ticchiolatura. Infine è da segnalare il colpo di fuoco che è un’infezione batterica che in pochissimo tempo può distruggere sia la chioma che il tronco del pero.

Forme di coltivazione
Quella del pero è una pianta che si presta benissimo ad essere allevata sotto forme diverse male più comuni sono tre:

  • A fuso: si ottiene piantando un pollone che va tagliato ad unÂ’altezza di 50 centimetri. Nel primo anno di crescita la pianta svilupperà quattro o cinque rami laterali da spuntare nel marzo successivo, per conferire alla pianta una forma piramidale.
  • A cordone verticale: anche in questo caso si pianta un pollone e lo si taglia a 50 centimetri, al di sopra di una gemma, dando la forma di una freccia verticale. I rami laterali sviluppatisi nel primo anno andranno poi tagliati molto corti (quattro cinque centimetri). Questa stessa operazione andrà ripetuta di anno in anno in modo che la pianta cresca a forma di colonna verticale.
  • Ad alberello: in questo caso il pollone piantato andrà tagliato ad unÂ’altezza di 120-170 centimetri dal suolo. Dei rami spuntati nel primo anno se ne dovranno conservare almeno tre ad una lunghezza di almeno 20 centimetri dal fusto che emetteranno altri rami nellÂ’anno successivo. Anche questi nuovi rami andranno lasciati ad una lunghezza di 20 centimetri in modo da fornire una buona struttura generale allÂ’albero.
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