Il gladiolo, o gladiolus (dal nome latino che gli diede Plinio) deve il suo nome alla forma delle foglie, simili a quelle di una piccola spada romana.
Appartiene al genere delle Iridaceae, ed ha origine in Asia, ma anche in Europa centro-orientale, in alcune isole tropicali dell’Africa, e nella sua regione australe.

Il gladiolo può avere diverse forme, altezze variabili da 20 cm a un metro a seconda della specie cui appartiene. A differenza delle altre piante, il gladiolo non prende vita da un bulbo, come si potrebbe pensare, ma da un bulbo-tubero detto “cormo”. Una volta sbocciato, assume le caratteristiche di una spiga eretta, con fiori colorati che durano poco, foglie lunghe e affusolate, appuntite, di colore verde brillante. In Italia il gladiolo cresce spontaneo in Liguria, in Toscana, e nell’Isola d’Elba.

Come si coltiva
Di facile reperibilità e coltivazione, il gladiolo si presta ad essere piantato e curato in zone illuminate da luce naturale, soleggiate, su terreni fertili e leggeri.
In quelle umide e calcaree, invece, il gladiolo è soggetto ad ammalarsi, a causa del terreno pesante in cui ristagna l’umidità.
La coltivazione dev’essere favorita da una discreta annaffiatura che dovrà essere più consistente nel periodo della fioritura. All’acqua può essere alternato un fertilizzante liquido minerale, che servirà a favorire lo sviluppo dei cormi. La sua riproduzione, infatti, avviene proprio attraverso l’interramento di questi ultimi, che vengono sotterrati alla fine della stagione fredda, nel periodo fra marzo e giugno, a 5/10 cm di profondità, distanziandoli fra loro di circa 15 cm.
Sebbene il gladiolo si trovi bene in terreni all’esterno, è possibile coltivarlo in vaso, utilizzando un composto fatto di torba, dotato di un buon drenaggio e con un massiccio contenuto di sostanza organica. Per favorirne la fioritura, è possibile utilizzare del fertilizzante che contiene potassio, ma occorre mantenere il terreno umido senza far ristagnare l’acqua, specie in estate. Più diventa grande la pianta, più sarà importante provvedere a una corretta irrigazione.
I bulbi, che sono delicati, possono essere attaccati dai parassiti, soprattutto in terreni paludosi. Per questo è opportuno collocarli in appezzamenti drenanti, soleggiati.
I cormi più piccoli si generano a lato del suo principale. Durante la raccolta dei fiori, bisogna assicurarsi che dopo il taglio del fusto fiorito venga lasciata almeno una foglia.

Potatura
La potatura consiste, infatti, nell’eliminare i fiori secchi dalla spiga a mano a mano che questi appassiscono. La coltivazione agamica permette di ottenere una buona fioritura già nel primo anno. Tuttavia, la moltiplicazione può avvenire anche con la semina, che darà origine alle foglie non prima di due o tre anni.
Un consiglio che si può dare è di fissare le piantine a un tutore, in modo da sorreggerne il peso con facilità ed evitare che possa piegarsi su se stesso e spezzarsi. I bulbi si possono acquistare nei supermercati, oppure nei negozi specializzati di giardinaggio e dai fioristi, ad un prezzo che va dai tre ai quattro euro per una decina di bulbi.

Parassiti
Insetti, funghi e batteri sono i principali nemici del gladiolo. I coleotteri erodono tratti del fusto un po’ al di sopra del cormo. I ditteri, invece, penetrano all’interno dei cormi e se ne cibano.
Gli emitteri, come i temutissimi afidi, causano il loro deperimento. I lepidotteri entrano all’interno dei fusti e scavano formando delle gallerie
Altri insetti, come i tisanotteri, danneggiano le foglie, ingiallendole e provocandone il disseccamento. Ma le foglie possono essere attaccate anche dai funghi (fusariosi, maculatura fogliare, marciume, muffa verde, ruggine) che oltre a farle ingiallire, le marciscono e le fanno appassire. Su alcune foglie possono comparire delle macchie rossastre, che diventano brunastre. Se il cormo si secca e comincia a mostrare delle tacche brunastre, si parla di cancrena secca. Altri tipi di funghi distruggono dapprima l’apparato radicale e il cormo, poi il centro della pianta e le infiorescenze. Sul cormo si potrebbero formare piccoli sclerozi nerastri. I batteri, infine, ne distruggono i tessuti in profondità.

Specie
Gli ibridi derivati dalla loro selezione, durata più di un secolo, ha dato origine a specie esotiche, africane, come il cruentus, il floribundus, il primulinus, il psittacinus e il quartinianus, per un totale di circa 150 varietà. Si tratta di specie dal portamento elegante, con fiori stilizzati dai colori brillanti e delicati.
Fra le altre specie più importanti, ci sono il gladiolo gandavensis, costituito da una decina di fiori, con nuovi cormi aperti che si sviluppano attorno a quello principale; il gladiolo lemoinei che presenta una macchia scura sui petali inferiori, un po’ di fiori aperti sullo stelo, a forma di spiga ramificata, e di vario colore (per esempio blu); il gladiolo nanceyanus è costituito da fiori di grandi dimensioni, mentre sui petali inferiori ha una macchia di un colore vivo; il gladiolo childsii è fatto di steli forti e fiori grandi; il gladiolo primulinus ha piccole infiorescenze di varie colorazioni, e un fusto esile che le sorregge. I fiori hanno petali superiori molto piegati in avanti; il gladiolo colvillei presenta fiori piccoli e steli esili, tanto da rendersi adatto per essere coltivato in inverno, in cassoni o in serra nelle regioni più fredde come quelle settentrionali; il gladiolo tristis, infine, ha steli sottili e robusti, fiori bianchi contrassegnati da una macchia rossastra, e attraverso la coltivazione da seme riesce a mantenere le proprie caratteristiche.

Curiosità
Non tutti sanno che nel linguaggio dei fiori, il gladiolo rappresenta forza, ma è anche simbolo di indifferenza, menefreghismo, diffidenza. È molto utilizzato per darsi appuntamento, perché indica rispetto. Nei mazzi di fiori misti indica sincerità assoluta.

Simbologie
(…) “nam qui hastis sagittisque et rara lanceis facta uolnera uidissent, cum Graecis Illyriisque pugnare adsueti, postquam gladio Hispaniensi detruncata corpora bracchiis cum humero abscisis aut tota ceruice desecta diuisa a corpore capita patentiaque uiscera et foeditatem aliam uolnerum uiderunt, aduersus quae tela quosque uiros pugnandum foret pauidi uolgo cernebant. Ipsum quoque regem terror cepit nondum iusto proelio cum Romanis congressum” (…). Alcuni versi tratti dall’ “Ab Urbe Condita” di Livio.
Sono sicuramente dei passi eloquenti di una parte della nostra storia (guerra macedonica) che meglio ci descrivono l’utilizzo del gladiolo e le sue “conseguenze” nonché la precisione con cui quest’arma “infieriva” sui corpi, con un unico colpo.
Come detto nella descrizione sopra, il gladiolo deve, appunto, il suo nome all’antica spada romana, corta e a due tagli, il “gladius”.
Analizziamo le sue forme: le foglie sono di tipo ensiforme, fiori a spighe erette ed unilaterali. È comune nei nostri campi il cosiddetto sègetum detto anche fil di spada, coltellaccio, spadacciola, spaderella. Tutti termini che ci riportano all’arma “tagliente” e a caratteristiche quali aggressività, combattività, potenza, competizione ma allo stesso tempo fierezza, coraggio, rigore (a volte sfociante in integralismo), forte resistenza.
Non è a caso, inoltre, che abbia un profumo appena percettibile: poco si adatterebbero le caratteristiche di cui sopra ad elementi troppo estetici o raffinati.

A questo fiore potremmo attribuire il Primo Chakra o Chakra della Radice o della Base, localizzato nella spina dorsale e nelle ghiandole surrenali. È la fonte della forza vitale. Chi ce l’ha attivo riesce a raggiungere l’armonia con la natura e si assicura la propria “sopravvivenza” con equilibrio e tolleranza. Corrisponde alla produzione di adrenalina e noradrenalina, ormoni che sono stimolati, appunto, da forti emozioni o comunque da elevata attività o movimento fisico (ad esempio quando si combatte). Se al negativo, la forza, la collera, la dura competizione prevarranno. È il saper gestire questa energia che porta ad avere un solido e sano legame con la terra e sembra che questo fiore ne sia l’esempio, visto che, nonostante le caratteristiche “forti e dure” descritte sopra , rimane un fiore “armonico”, molto elegante e di bei colori vivaci.

A chi regalarlo
Per le peculiarità di cui sopra, potrebbe essere un piacevole regalo per quelle persone schiette, leali, instancabili, che attribuiscono grande importanza a valori quali l’amicizia e la famiglia, che non sono particolarmente espansive, ma concrete, che danno e pretendono sicurezza, coraggiose, fiere, che hanno un forte senso di giustizia e di rispetto, genuine. Allo stesso tempo, però, potrebbe essere un regalo gradito o quantomeno “portatore di un segnale nascosto” per quelle persone che hanno perso la fiducia in se stesse, per quelle insicure, per quelle persone che sono alla continua ricerca di certezze, che hanno bisogno di tirarsi su e mostrare più combattività e meno arrendevolezza: chissà se, solo avendolo in casa, la sua energia non possa aiutarle ad avere uno spirito d’approccio più grintoso ed energico nei confronti della vita, riattivando “in positivo” il primo chakra.

Proprietà e consigli
Dal momento che abbiamo parlato di origine “romana” i bulbi dei gladioli venivano utilizzati per preparare il pane dopo averli ridotti in poltiglia o utilizzati al posto delle cipolle, con un sapore più acre. Veniva, inoltre, utilizzato come ulteriore ingrediente al fine di creare una crema per ridonare luminosità alla pelle delle giovani donne romane. Attualmente viene usato come pianta da ornamento, per terrazzi e giardini o per addobbi (nuziali o semplicemente in casa), nonché come ingrediente aggiuntivo in creme corpo o viso e ancora come guarnizione, nei dolci o gelati.

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